martedì 30 ottobre 2012

La polizia attacca le manifestazioni in solidarietà con i prigionieri kurdi

La polizia turca ha attaccato le Madri della pace e i membri del BDP che si sono riuniti a Meydanı Ok (Piazza Ok) a Istanbul in solidarietà con i prigionieri politici kurdi in sciopero della fame. Gli scontri sono scoppiati quando un gruppo di membri del BDP è stato attaccato con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per impedirgli di marciare verso la sede provinciale dell'Akp di Istanbul, per protestare contro il governo che non sta prendendo alcun provvedimento riguardo alle esigenze degli scioperanti. La polizia ha anche attaccato la tenda delle Madri della Pace che sono in sciopero della fame in Sibel Yalcin Park a Meydanı Ok sempre ad Istanbul. Molte donne sono svenute dopo l'attacco della polizia con gas lacrimogeni sparati direttamente nella tenda. Deputati e membri del BDP di Istanbul hanno marciato verso il parco dopo l'attacco. I manifestanti che hanno iniziato la marcia verso la prigione di Diyarbakir sono stati attaccati dalla polizia con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Molte persone sono rimaste ferite e una quindicina sono state arrestate. ANF ​​/ NEWS DESK

49° giorno di sciopero della fame, giorno di resistenza


Dimostrazioni e marce sono in atto oggi in tutte le città kurde nel 49 giorno di sciopero della fame dei detenuti politici kurdi. Il BDP aveva dichiarato il 30 ottobre come "giornata di resistenza" e ha invitato tutti i kurdi a partecipare alle azioni a sostegno dei prigionieri in sciopero della fame. AMED/Diyarbakir: La vita si è fermata nella principale città kurda di Diyarbakir, dove quasi tutti i commercianti hanno tirato giù le serrande, i mezzi di trasporto sono fermi, i dipendenti comunali non sono sul posto di lavoro e gli studenti hanno boicottato le scuole. Manifestazioni di massa sono attese in città nel pomeriggio, dove anche il BDP ha in programma di tenere la sua riunione settimanale di fronte al carcere di Diyarbakir. Anche se il governatore di Diyarbakir ha negato il permesso per la riunione del gruppo, i co-presidenti del BDP hanno dichiarato che sono determinati a tenere la riunione di fronte al carcere. Il corteo partito dal quartiere di Baglar è stato duramente attaccato quando si apprestava a marciare verso la prigione. Sirnak: La città si è trasformata in campo di battaglia quando la polizia ha attaccato i dimostranti decisi a non fermare la loro marcia nonostante il brutale attacco della polizia con gas lacrimogeni. Gli scontri si sono estesi a tutti i quartieri della città. Hakkari: Decine di migliaia di persone hanno dato inizio alla marcia. Il corteo sarà seguito da una conferenza stampa. VAN: Migliaia di persone guidate dalla sezione del BDP provinciale hanno iniziato la marcia verso la prigione di tipo F dove il sindaco Bekir Kaya e 15 altri politici si sono uniti allo sciopero della fame. La città è testimone dell'azione più grande di protesta in quanto nessun servizio è fornito da negozi e mezzi di trasporto e le scuole sono boicottate dagli studenti. Altre manifestazioni sono in corso ad Istanbul, Mardin, Kiziltepe e Mersin. ANF ​​/ NEWS DESK

lunedì 29 ottobre 2012

Membro del BDP gravemente ferito a Mardin

Domenica 28 ottobre Emanet Enes membro del Consiglio Provinciale del BDP è stato gravemente ferito a Mardin, colpito alla testa da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia durante un corteo di solidarietà con i prigionieri del PKK in sciopero della fame. Enes è stato immediatamente portato all'ospedale di Stato di Mardin, dove è stato ricoverato in chirurgia. La sue condizioni sono critiche. ANF ​​/ Mardin

domenica 28 ottobre 2012

Il bus “Libertà per Öcalan” in arrivo in Italia

L’Iniziativa Internazionale “Libertà per Öcalan” ha organizzato un bus che sta compiendo un tour in molti paesi d´Europa: partito l'8 Settembre dalla città tedesca di Mannheim, al termine dell'annuale Festival Internazionale della Cultura Kurda, ha toccato Strasburgo, Svezia, Danimarca, Germania, Olanda, Belgio, di nuovo la Germania, Austria e Svizzera. Il bus sarà in Italia il 29 e 30 Ottobre a Roma e ad Alessandria il 31 Ottobre, poi ripartirà per la Francia e concluderà il suo lungo viaggio in Germania, raggiungendo la tappa finale di Düsseldorf il 24 Novembre. L'obiettivo principale di questa campagna che include anche una raccolta di firme è denunciare l'isolamento cui è sottoposto Abdullah Öcalan e evidenziare il suo ruolo chiave nella soluzione della questione kurda. Gli organizzatori dell'iniziativa intendono inoltre criticare l'approccio delle organizzazioni internazionali e dei governi riguardo la questione kurda e hanno esortato il Consiglio d´Europa, il Comitato per la Prevenzione della Tortura e l´Unione Europea a sostenere le attività a favore della libertà di Öcalan. Con preghiera di massima diffusione, l´Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia e la Comunità kurda in Italia invitano i rappresentanti istituzionali, i media e tutte le persone che vogliano portare la loro solidarietà e il loro sostegno a visitare il bus ed aderire alla manifestazione 
Roma, lunedì 29 e martedì 30 Ottobre a Piazza della Repubblica dalle ore 10.00 alle ore 17.00 
Alessandria, mercoledì 31 Ottobre a Piazza Marconi dalle ore 16.00 
Per informazioni: UIKI Onlus - Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia info@uikionlus.com  06 97845557 / 349 8327322 / 340 2943424

giovedì 25 ottobre 2012

44 giorno di sciopero della fame

ANF NEWS AGENCY - Pubblichiamo un'intervista con un detenuto chiamato Önder, in sciopero della fame da 42 giorni. L'intervista è stata condotta da un gruppo di prigionieri e poi inviata a DIHA (Dicle News Agency). Puoi dirci di più su te? Quando e perchè sei stato incarcerato e cosa diresti riguardo il motivo della tua partecipazione a quest’azione? -Sono nato nel distretto di Başkale a Van, nel 1981. Sono stato arrestato nel febbraio 2010 e messo in prigione ad Amed in seguito ad un'operazione politica contro i kurdi a causa della mia partecipazione ad un movimento giovanile prima del mio arresto. L'approccio politico che ha causato il mio arresto è continuato durante il processo. Mi è stato negato il diritto di auto-difesa in lingua madre durante il processo, conclusosi con la mia condanna a 24 anni di carcere. Oggi il problema kurdo ha raggiunto l'apice e decine di persone stanno morendo ogni giorno. Questa situazione ha raggiunto un punto di non ritorno. Credo che tutti dovrebbero fare qualcosa per raggiungere una soluzione, quindi anch’io voglio fare qualcosa. So già che far sentire la mia voce in carcere mi costerà la vita, ma vedo anche che è diventata una tortura guardare i nostri compagni morire ogni giorno, come il mio compagno di banco del liceo e la mia coinquilina dell'università. Per questo motivo ho deciso di aderire allo sciopero della fame fino a quando le nostre due richieste non saranno accettate.

lunedì 22 ottobre 2012

Sciopero della fame dei rifugiati kurdi a Roma

23 e 24 OTTOBRE 2012 LARGO S. GIOVANNI DE MATHA (TRASTEVERE)
DALLE ORE 9.00 ALLE ORE 13.00
La Comunità kurda di Roma 
UIKI Onlus, Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia

Centinaia di detenuti politici nelle carceri turche, per la maggior parte kurdi, hanno dato inizio il 12 settembre 2012 ad uno sciopero della fame a tempo indeterminato per chiedere l´eliminazione degli ostacoli riguardanti l´istruzione scolastica e la possibilità di difesa durante i processi nella propria lingua madre, il rispetto dei diritti democratici della popolazione kurda e la libertà del loro leader, Abdullah Öcalan, come percorso verso una soluzione pacifica della questione kurda in Turchia. Gli aderenti alla protesta stanno rapidamente aumentando, prendendo così parte all'azione numericamente più grande della storia di questo paese. Le loro condizioni di salute si stanno rapidamente deteriorando ed attualmente sfiorano il punto di non-ritorno, nell'assordante silenzio dei mass-media e dell'opinione pubblica internazionale. La chiusura al negoziato decisa dal governo AKP di Erdoğan ha causato una profonda crisi. Le migliaia di arresti di rappresentanti kurdi, inclusi parlamentari, sindaci, membri dei consigli cittadini, giornalisti, sindacalisti, studenti e molti altri attivisti della società civile si sono tramutate in un vero e proprio massacro politico. A nulla sono valsi finora gli appelli per i negoziati finalizzati alla soluzione della questione kurda, che deve imprescindibilmente includere Abdullah Öcalan, detenuto da tredici anni sull'isola-prigione di Imralı e da quindici mesi in completo isolamento.  I rifugiati kurdi a Roma intendono, tramite questa azione di sostegno simbolica, sensibilizzare l'opinione pubblica ed invitarla ad esprimere il proprio sostegno alle richieste degli scioperanti. E´ compito di qualsiasi essere umano non rimanere in silenzio riguardo allo sciopero della fame in corso!

venerdì 19 ottobre 2012

Comunicato stampa BDP scioperi della fame

ALL'OPINIONE PUBBLICA INTERNAZIONAL APPELLO ALLA SENSIBILIZZAZIONE SULLO SCIOPERO DELLA FAME A TEMPO INDETERMINATO IN TURCHIA
Le pressioni in corso del governo dell'Akp come le operazioni di arresto contro i curdi ed i democratici hanno creato un trauma profondo. E' chiaro che le operazioni di arresto stanno diventando un massacro politico. Politici curdi inclusi i parlamentari, sindaci, esponenti dei consigli comunali, giornalisti sindacalisti e molti altri attivisti di ONG sono stati incarcerati. Cosi la maggioranza di loro sono in sciopero della fame dal 12 Settembre. Lo sciopero della fame e' iniziato in 7 prigioni con 63 persone.50 di loro sono uomini e 13 donne. Cosi' il numero degli scioperanti sta rapidamente aumentando. Piu' di 600 persone arrestate e detenuti stanno partecipando allo sciopero della fame irreversibile e a tempo determinato.
Gli scioperanti hanno iniziato l'azione con le seguenti richieste:
1 - Educazione in madrelingua e la difesa nei processi
2 - Rispetto dei diritti democratici del popolo curdo
3 - Liberta' per il leader del popolo curdo il Sig. Abdullah Ocalan
A partire dal 14 Ottobre complessivamente 324 detenuti sono in sciopero della fame senza vitamina B1. 283 di loro sono uomini e 41 sono donne. La situazione sanitaria degli scioperanti sta peggiorando. Il governo dell'Akp non ha fatto nessun comunicato a riguardo agli scioperanti per 37 giorni.Nonostante tutta questa insensibilita',a partire dal 15 Ottobre tutti i detenuti hanno iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato e irreversibile. Noi ci aspettiamo la sensibilita' e la solidarieta' dall'opinione pubblica internazionale su questo evento urgente.
Per maggiori informazioni contattateci: Diplo.Bdp@hotmail.com

giovedì 18 ottobre 2012

Roboski: la giustizia affidata all'autore del massacro

www.actukurde.fr - Il ministero della giustizia turco ha dichiarato "incompetenti" i procuratori di Diyarbakir, con poteri speciali sull'indagine del massacro di 34 kurdi a Roboski. Il caso è stato deferito alla procura militare. Il 28 dicembre 2011, 34 civili kurdi, tra cui 19 bambini sono stati uccisi da aerei da caccia turchi nei pressi del villaggio di Roboski, nella regione di Sirnak, vicino il confine con l'Iraq. E 'stato un semplice "errore", secondo le autorità e non un massacro deliberato come affermano le organizzazioni della società civile ed il principale partito kurdo il BDP. Invece di giudicare gli autori, la magistratura turca ha imprigionato almeno otto persone, parenti delle vittime, con l'intento di intimidire coloro che cercano la giustizia. Sono in carcere da dieci mesi senza accusa. "Purtroppo, questo è il punto in cui la giustizia e l'umanità sono morti", ha dichiarato Ferhat Encu, che ha perso il fratello nel bombardamento. "La rimozione dell'inchiesta su Roboski dovrebbe essere considerata come un ingerenza dell'autorità politica (il governo) per chiudere l'indagine" ha denunciato il parlamentare del BDP Hasip Kaplan.

mercoledì 17 ottobre 2012

Le famiglie dei detenuti attaccate dalla polizia

Martedì la polizia turca ha negato il permesso per il comunicato stampa ed il sit-in delle famiglie dei detenuti di fronte al carcere di tipo E di Diyarbakır. Le famiglie si erano radunate per sostenere lo sciopero della fame cominciato il 12 Settembre dai detenuti appartenenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e al Partito per la Liberazione delle Donne del Kurdistan (PAJK); sono state attaccate dalla polizia che le ha bloccate ed ha cercato di allontanarle dalla zona con l´uso della forza.
Le tensioni continuano di fronte al carcere. ANF / AMED / DİYARBAKIR

martedì 16 ottobre 2012

Invito all’unità nazionale al Congresso del BDP

Il secondo Congresso Ordinario del Partito della Pace e della Democrazia (BDP), colpito politicamente negli ultimi tre anni nell’ambito delle cosiddette operazioni KCK (Unione delle Comunità Kurde), si è svolto domenica ad Ankara. Vi hanno partecipato dirigenti del BDP e del DTK (Congresso della Società Democratica) ed un grosso numero di persone dalla Turchia, così come rappresentanti iracheni, iraniani e siriani dei partiti politici kurdi, i quali hanno chiesto soprattutto “l’unità nazionale” nel territorio del Kurdistan. I rappresentanti politici hanno anche indicato la libertà del leader del popolo kurdo Abdullah Öcalan come condizione per la soluzione della questione kurda. Il congresso è stato anche salutato dai deputati incarcerati del BDP tramite il messaggio della co-presidente Fatma Kurtulan per conto “di tutti i prigionieri arrestati nel corso di operazioni politiche”. Il congresso del BDP, che si voleva paralizzare tramite l’arresto di oltre ottomila amministratori locali e di più della metà dei dirigenti, ha dato voce alle richieste di “autonomia democratica e di status politico”, indicate come garanzia per la democratizzazione della Turchia. Selahattin Demirtaş, eletto Presidente del BDP, assumerà la carica di co-presidente in conformità con lo statuto del Partito. Gültan Kışanak è stata nuovamente eletta in qualità di altro co-presidente. Durante l’incontro è stato anche costituito un Comitato Consultivo Politico Accademico, di cui faranno parte, tra gli altri, l’autore-sociologo İsmail Beşikçi, la prof.ssa Büşra Ersanlı e Tarık Ziya Ekinci. Durante il suo discorso, il co-presidente del BDP Selahattin Demirtaş ha indicato Öcalan ed il KCK come interlocutori per la pace ed ha chiesto la libertà del primo come parte della soluzione della questione kurda. Demirtaş ha sottolineato che “il prolungamento della soluzione alla questione kurda è una conseguenza della negazione della “realtà kurda e del Kurdistan”, aggiungendo inoltre: “Il problema non può essere risolto se non si apprezzano tutti i valori che possediamo”. Indicando la questione kurda come il problema più amaro della Turchia, ha individuato nell’uguaglianza,nella giustizia e nella pace i principali elementi che lo riguardano. Inoltre ha osservato che per il Governo turco era necessario affrontare la questione kurda con coraggio politico; “Crediamo che la guerra ed il conflitto reciproci non dovrebbero più essere utilizzati come metodo”. Riferendosi al conflitto in corso in Siria, ha dichiarato: “Avremo il potere di pore fine ai conflitti in Medio Oriente se uniremo le nostre forze”. “Sostenere la lotta delle popolazioni siriane che chiedono l’autodeterminazione è una responsabilità storica”. Il congresso, ampiamente partecipato e seguito con grande interesse, è stato non sorprendentemente oggetto di un’indagine del Procuratore di Ankara, a causa di un grande poster raffigurante il leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) Abdullah Öcalan affisso in sala. Il Procuratore ha annunciato l’avvio dell’indagine per questa mattina. ANF / ANKARA

lunedì 15 ottobre 2012

Altri 13 detenuti aderiscono allo sciopero della fame nelle carceri turche

Altri dieci detenuti nel carcere chiuso di tipo T di Bolu e tre nel carcere chiuso di tipo E di Çankırı hanno aderito allo sciopero della fame del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e del Partito per la Liberazione delle Donne in Kurdistan (PAJK), in corso dal 12 Settembre. Più di 300 detenuti in 40 carceri stanno portando avanti questa protesta nell’ultimo mese. Secondo quanto riferito, le condizioni di salute di 10 scioperanti nel carcere chiuso di tipo E di Siirt si stanno deteriorando. ANF / NEWS DESK

venerdì 12 ottobre 2012

Roma: raccolta firme per la Campagna Internazionale “Libertà per Öcalan”

12 e 13 ottobre dalle 18.00 presso CSOA ex-SNIA Viscosa (Via Prenestina 173 – Roma) all´interno della rassegna Logos - Festa della Parola. Terra
13 ottobre dalle 15.00 Piazza Sauli – Roma all´interno della Festa per i 18 anni di occupazione del CSOA La Strada
18 ottobre dalle 11.00 Via S. Nicola de´ Cesarini (Largo Argentina, fronte Libreria Feltrinelli – Roma) 
25 ottobre dalle 11.00 Piazzale Flaminio - Roma
31 ottobre dalle 11.00 Piazzale Ostiense - Roma fronte stazione Metro B Piramide

martedì 9 ottobre 2012

L'umanità in un sacchetto

Pochi giorni fa, nella città di Cizre si è svolto un funerale al cimitero di Asri. Tre tombe scavate fianco a fianco. Centinaia di persone in attesa in silenzio. In prima fila donne in nero e giovani che sono cresciuti come orfani. 3 sacchetti in attesa di essere sepolti nelle fosse. Di fronte a ogni tomba, un uomo è in attesa, con un sacchetto in mano. Le borse contenevano le ossa dei loro fratelli e sorelle.Le borse avevano nomi differenti. Besir Baskak, Sait Sen e Abdullah Güler... Gli obblighi religiosi sono stati soddisfatti, i discorsi e le preghiere lette. Poi, i sacchi di ossa sono stati sepolti nel terreno. Dopo il funerale, tutti sono andati a casa con calma. I giovani che hanno perso i loro padri ed hanno vissuto una vita da orfani, hanno sepolto le ossa dei loro padri e sono rimasti soli con la loro sofferenza. Questo insolito funerale, nel territorio del Kurdistan è quasi normale per la maggior parte delle persone che vi vivono. Villaggio Hirareş di Sirnak. Data: 1993, estate. Le forze di sicurezza dello Stato hanno fatto irruzione nel villaggio con armi spaventose. L'intero villaggio è stato riunito nel cortile della scuola. Hanno provato tutti i tipi di trattamenti inumani, insulti e umiliazioni per due giorni. Alla fine del secondo giorno, davanti agli occhi di tutto il popolo del paese, Besir Baskak, Sait Sen, Abdullah Güler e Ahmet Guler sono stati arrestati e trascinati al villaggio. Gli abitanti del villaggio sapevano che non sarebbero tornati a casa, perché nello stesso periodo in altre città del paese e nei villaggi kurdi, hanno vissuto esperienze e dolori simili. Nel cortile di quella scuola in cui la violenza ha avuto luogo, i bambini a quei tempi, aggrappandosi alla gonne delle madri con forza hanno assistito alla morte dei loro padri. 19 anni più tardi, i bambini di allora hanno visto le ossa dei loro padri in un sacchetto. In primo luogo hanno portato Besir Baskak, Sait Sen, Abdullah e Ahmet Güler alla stazione di polizia. Lì, li hanno sottoposti ad un lungo interrogatorio sotto tortura. Poi, li hanno messi in una buca vicino alla caserma del Battaglione Yağızoymak, e hanno lanciato granate su di loro. Besir, Abdullah e Said morirono. Ahmet è sopravvissuto nascondendosi sotto i cadaveri dei suoi amici. Dopo due ore Ahmet riuscito a raggiungere il villaggio di Ziving. Era ferito. Ahmet ha spiegato al popolo del villaggio quello che aveva passato. Ahmet è vissuto con la paura di essere ucciso. Nessuno poteva essere ritenuto responsabile per la loro morte, le famiglie non potevano ottenere i corpi dei loro cari perchè erano sparsi in ogni direzione. I villaggi sono stati evacuati. 19 anni dopo. Lo scorso gennaio, l'Associazione delle Famiglie per i diritti dell'uomo ha avviato un procedimento legale per aprire la fossa comune. Sotto la supervisione del procuratore e l'Associazione per i diritti umani, e con Ahmet Guler come testimone, è stato scavato vicino alla caserma del battaglione Yağızoymak. In una fossa sono state ritrovate le ossa di 5 persone. L'Istituto di Medicina Legale di Istanbul ha dimostrato che le ossa appartenevano a Abdullah Güler, Sait Sen e Besir Baskak. ANF ​​NEWS AGENCY

lunedì 8 ottobre 2012

L´esercito turco bombarda il villaggio siriano di Ayn Arus

L´esercito turco ha colpito mercoledì pomeriggio il villaggio siriano di Ayn Arus, in seguito ad un attacco di mortaio diretto verso la cittadina di Akçakale nella provincia sudorientale di Urfa. Il colpo di mortaio, che secondo quanto riportato è stato lanciato dal territorio siriano, ha colpito un quartiere centrale della cittadina, uccidendo una donna ed i suoi quattro bambini e ferendo altre dieci persone circa. I parenti delle vittime hanno marciato dopo l´incidente fino all´ufficio del Governatore per esprimere la propria preoccupazione in merito alla mancanza di sicurezza delle ultime settimane. La polizia ha attaccato la folla con gas lacrimogeni per impedire lo svolgimento della marcia, causando scontri con i manifestanti che hanno risposto con lanci di pietre. Un comunicato dell´ufficio del Primo Ministro ha affermato che l´esercito turco ha immediatamente risposto all´attacco di mortaio, colpendo gli obiettivi individuati secondo le norme. Il comunicato non ha fornito nessun dettaglio riguardo al luogo colpito dall´esercito turco; secondo quanto riferito ad ANF si dovrebbe trattare del villaggio di Ayn Arus, recentemente occupato dall´Esercito Libero Siriano appoggiato dalla Turchia. Il comunicato ha aggiunto: “La Turchia non permetterà che tali provocazioni del regime siriano contro la nostra sicurezza nazionale rimangano senza risposta”. L´incidente ha provocato tensioni ad Ankara, dove il Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan ha tenuto una riunione urgente con il Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu ed il Capo di Stato Maggiore Necdet Özel. Il partito AKP al potere ha richiesto un´assemblea generale del Parlamento che dovrebbe svolgersi giovedì mattina intorno alle 10.00. In una dichiarazione riguardo all´incidente, Omran Zoabi, Ministro siriano dell´Informazione, ha affermato che il suo paese sta indagando sull´origine del colpo di mortaio. Zoabi ha porto le sue condoglianze alla popolazione turca, dichiarando che il suo paese rispetta la sovranità delle nazioni confinanti; ha inoltre invitato gli altri paesi a rispettare anche la sovranità della Siria ed a controllare le loro frontiere per fermare l´entrata di bande armate nel territorio siriano. ANF / NEWS DESK

Pisa: in marcia per la libertà del popolo kurdo

www.contropiano.org - Sabato 6 ottobre si è svolta in Toscana, nella provincia di Pisa, una lunga marcia organizzata dalla comunità curda con l’appoggio degli enti locali e delle associazioni del territorio. “La marcia per il riconoscimento per la libertà e la pace del popolo kurdo” è stata organizzata nell’ambito della campagna per la richiesta di liberazione del leader kurdo Abdullah Öcalan (detenuto in un carcere turco dal 1999 e poi in condizione di totale isolamento da luglio dello scorso anno) e di tutti i prigionieri politici in Turchia perché, sostengono i kurdi, la libertà di Abdullah Öcalan, essendo egli l’unico possibile interlocutore in un reale processo di pace, “rappresenterà una svolta per la democratizzazione della Turchia e per il processo di pace in Kurdistan”. "È noto - spiegava la comunità kurda alla vigilia dell’iniziativa - che un processo di pace ha bisogno di personalità forti, che siano in grado di convincere le proprie comunità a perseguire una soluzione dei conflitti seguendo una via pacifica. Alcuni esempi sono Nelson Mandela, Gerry Adams, José Ramos-Horta ed Aung San Suu Kyi. Öcalan appartiene indubbiamente a questo tipo di persone. È merito suo se negli ultimi anni il movimento di liberazione curdo ha spostato l'attenzione da soluzioni di tipo militare a soluzioni di tipo politico". Così la scelta del giorno non è casuale: cade infatti a ridosso del 9 ottobre, quando, come hanno ricordato gli organizzatori della marcia,nel 1998 Öcalan, a seguito di un complotto organizzato da Stati Uniti e Israele, fu costretto a venire in Europa in cerca di ospitalità, in un percorso che lo avrebbe portato invece l’anno seguente alla cattura da parte delle forze di polizia turche.  Partita nella prima mattinata di Sabato da Ponsacco, la manifestazione ha percorso 24 Km attraversando i comuni di Pontedera, Cascina e Calcinaia, per poi raggiungere nel tardo pomeriggio la città di Pisa e incontrando, in ogni tappa, rappresentati delle giunte comunali, i quali hanno accolto con entusiasmo i manifestanti e hanno espresso piena solidarietà e adesione alla causa del popolo kurdo, ricordando la repressione che lo stesso vive quotidianamente soprattutto in territorio turco, ma anche in territorio siriano e iraniano. La stessa solidarietà e un vivo interesse per quanto stava avvenendo è giunto anche dai cittadini dei comuni attraversati che hanno salutato benevolmente i manifestanti, chiedendo, quanti non ne fossero già al corrente, le motivazioni dell’avvenimento. La marcia ha visto la partecipazione entusiasta di giovani kurdi presenti in Italia ai quali, lungo il percorso, si sono aggiunte intere famiglie, con bambini al seguito, residenti nel territorio; tutti testimoni di una repressione che, pur costringendoli a lasciare la propria terra, non riesce a spezzare il legame orgoglioso con la cultura d’appartenenza. Tante le bandiere presenti: quelle con il volto di Ocalan ma anche quelle del KCK (unione delle comunità del Kurdistan), a ricordare il processo apertosi nel 2009 e tuttora in corso in Turchia contro migliaia di giornalisti, attivisti e amministratori locali. Tanti gli striscioni. Sul camion che apriva la manifestazione era scritto “Siamo tutti PKK”, sottolineando la piena solidarietà al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che, sebbene sia considerato un’organizzazione terrorista dalla Turchia, così come dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, rappresenta per il popolo kurdo un cammino di lotta per la difesa della propria esistenza. Lungo il percorso diversi striscioni inneggiavano ad Ocalan, così come lo slogan più recitato è stato “Viva Ocalan, Pace in Kurdistan”. Raggiunta la città di Pisa, la manifestazione si è conclusa nella piccola piazza adiacente al comune dove, nonostante la stanchezza, i manifestanti hanno cantato a gran voce l’inno del PKK e i ragazzi e le ragazze kurde hanno attirato con il ballo l’attenzione dei passanti.

lunedì 1 ottobre 2012

Libertà per Öcalan

Per la democratizzazione della Turchia e per il processo di pace in Kurdistan.
La questione curda riguarda l’Irak, l’Iran, la Siria e in particolare la Turchia e rappresenta uno dei grandi problemi tutt’ora irrisolti del Medio Oriente. Il conflitto tra lo Stato turco e il movimento di liberazione curdo continua ancora. In questo conflitto fino ad ora hanno perso la vita più di 40.000 persone. Circa 4500 villaggi sono stati evacuati o distrutti, milioni di uomini e donne trasformati in profughi. È noto che un processo di pace ha bisogno di personalità forti, che siano in grado di convincere le proprie comunità a perseguire una soluzione dei conflitti seguendo una via pacifica. Alcuni esempi sono Nelson Mandela, Gerry Adams, José Ramos-Horta ed Aung San Suu Kyi. Öcalan appartiene indubbiamente a questo tipo di persone. È merito suo se negli ultimi anni il movimento di liberazione curdo ha spostato l’attenzione da soluzioni di tipo militare a soluzioni di tipo politico. Dal 1993 i governi turchi hanno cercato contatti con Öcalan, riconoscendo così il suo ruolo chiave per una soluzione del confl itto. L’attuale governo Erdogan ha condotto trattative con Öcalan per due anni e mezzo, ma nel luglio 2011 ha interrotto questo processo. Erano già stati costituiti dei protocolli che tra l’altro prevedevano un piano graduale di misure per la costruzione della fiducia reciproca, fino alla deposizione delle armi sotto sorveglianza internazionale. Nella soluzione di questo problema, Abdullah Öcalan con le sue proposte e in particolare con la sua “roadmap”, ha un importanza decisiva. A questo si aggiunge il fatto che la maggioranza dei curdi e delle curde lo sostengono. Nel 2006/2007, 3.5 milioni di curde e curdi si sono pronunciati con la propria firma per Öcalan come loro rappresentante politico. Tutto ciò lo rende indispensabile e ne fa una figura chiave per una soluzione di pace. Questo ruolo tuttavia non può svolgerlo dal carcere, dove le sue possibilità di comunicazione sono estremamente limitate. Spesso, come anche in questo momento, si trova in una condizione di isolamento totale dal mondo esterno. La libertà di Öcalan è necessaria per spezzare la logica militare del conflitto ed orientarlo verso trattative pacifiche. Perciò chiediamo la libertà di Abdullah Öcalan e dei prigionieri politici in Turchia. Essa rappresenterà una svolta per la democratizzazione della Turchia e per il processo di pace in Kurdistan.
Sostieni la campagna sul sito internet www.freeocalan.org
Iniziativa Internazionale “Libertà per Abdullah Öcalan – Pace in Kurdistan”, Colonia

Tra i primi firmatari: