venerdì 30 dicembre 2011

Roma 29 dicembre 2011 manifestazione kurda
contro il massacro di Uludere

Le madri piangono

Mercan Encü è la madre di Servan e Nevzat Encü. I due ragazzi hanno perso la vita nel bombardamento da parte dell'esercito turco nella notte di mercoledì 28 dicembre. Mercan Encü è devastata dal dolore e dalla tristezza. Piange e dice "I miei bambini andavano al confine per acquistare il carburante ma il governo turco li ha uccisi senza pietà. Per quale dei miei figli devo piangere ora? Hanno bruciato i miei figli." Zahide Encü, madre di Aslan Encü di 12 anni ha perso suo figlio: "Mio figlio maggiore ha perso il piede sette anni fa quando ha calpestato una mina mentre faceva questo lavoro. - Dice - Mio figlio di 12 anni ha fatto contrabbando anche per avere i soldi per una protesi per suo fratello. È andato lì per comprare due bidoni di carburante. Tuttavia, lo Stato li ha affrontati e inviato aerei da guerra contro di loro. I bambini che sono morti nel bombardamento - ha aggiunto - erano tutti di 12 anni, alcuni di 14. Dobbiamo contrabbandare perché non abbiamo altre opportunità. "La madre devastata grida agli assassini, i colpevoli di questo massacro: "non sono credenti in Dio, non musulmani perché l'Islam non permettere alla gente di uccidere persone con aerei da guerra. Tutte le vittime sono state bruciate e i loro corpi dilaniati. Non ero in grado di riconoscere i corpi dei miei figli." Halit Encü, un parente di una vittima del bombardamento, ha sottolineato che lo Stato sapeva anche che queste persone facevano contrabbando. Il contrabbando - ha aggiunto - è l'unica fonte di vita delle persone che vivono nella zona. Ayaz Encü parente di un'altra vittima: "I nostri parenti sono stati massacrati selvaggiamente e senza pietà. Il mondo intero ha bisogno di vedere che questo è il vero volto della Turchia e l'AKP. Invito l'opinione pubblica mondiale ha mostrare consapevolezza e l'opinione pubblica turca ad essere qui". ANF ​​/ Sirnak

giovedì 29 dicembre 2011

La rabbia kurda a Roma

Roma 29 Dicembre 2011. Manifestazione dei kurdi davanti all'ambasciata Turca per protestare contro il bombardamento a Sirnak, nel sud-est turco. Stefano Montesi Photojournalist

Il massacro di Uludere

Content on this page requires a newer version of Adobe Flash Player.

Get Adobe Flash player

Continua il massacro da parte dello stato turco!

Kurdistan National Congress (KNK) - Aerei da guerra turchi bombardano villaggio kurdo e massacrano 40 bambini e giovani a Sirnak, nel sud-est turco. La scorsa notte, aerei da guerra turchi hanno bombardato il villaggio Roboski, un villaggio kurdo nella provincia sud-orientale di Sirnak in Turchia, uccidendo almeno 40 civili, molti dei quali bambini e ragazzi. 24 delle persone uccise appartengono alla stessa famiglia. Un contadino che è scampato all’attacco aereo, rimanendone ferito, ha raccontato che le bombe hanno risucchiato l’aria rendendola irrespirabile, hanno sparso un odore acro e bruciato i corpi. Altri contadini che hanno trovato riparo sotto una grande roccia sono stati schiacciati dalla roccia stessa. Un altro contadino ha detto che i soldati li hanno radunati proprio qualche minuto prima dell’attacco e portati via. I corpi di 35 persone sono stati già rinvenuti, mentre altri sono ancora da rinvenire essendo sepolti sotto le macerie del bombardamento.

Bombardamento turco: 36 kurdi massacrati

L'esercito turco ha ucciso nella notte tra mercoledì e giovedi almeno 35 civili in un attacco aereo contro un villaggio nella provincia di Sirnak. 36 abitanti compresi bambini e studenti delle scuole superiori sono stati uccisi nel bombardamento secondo le agenzie di stampa kurde Firat e Diha, che hanno pubblicato le foto della strage. Testimoni hanno riferito che i quattro caccia F-16 hanno bombardato il 28 dicembre alle 09:20 p.m. intorno al villaggio di Ortasu (Roboski in lingua kurda) e a Uludere nella provincia di Sirnak, al confine con l'Iraq. Le vittime sono bambini e giovani, di età compresa tra 12 a 18 anni e  pastori del villaggio. Il governatore locale, Vahdettin Özkan ha confermato solo che è avvenuto un "incidente", senza spiegare le circostanze in cui queste persone sono morte. Lo Stato Maggiore Generale turco in un comunicato ha confermato il bombardamento. Nessuna informazione è stata data sull'identità delle persone uccise, si cita soltanto che la regione è spesso usata dai combattenti del PKK. Il comando della divisione Gulyazi a Sirnak ha avvertito che queste persone erano conosciute e non erano combattenti del PKK, ma gli aerei hanno bombardato, riferisce da fonti anonime l'agenzia Firat news.  Il raid è avvenuto poche ore dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, tenutasi mercoledì. Il principale partito kurdo BDP ha decretato tre giorni di lutto e ha invitato i kurdi a scendere in piazza per protestare contro il massacro. www.actukurde.fr

Strage di civili in Kurdistan

Attivisti locali e abitanti della provincia di Şirnex riferiscono che almeno 50 abitanti di Qılaban (Uludere) sono fuggiti per la loro sicurezza, quando gli F-16 turchi hanno cominciato a bombardare la zona questa notte. 20 persone sono state uccise, e molti altri feriti. I residenti non hanno potuto constatare l'entità delle lesioni, o raggiungere i feriti a causa del buio e della mancanza di elettricità nella regione. Baki Sondak sindaco di Sirnex è sul posto e sta cercando di ottenere cure mediche per i feriti. ajansamed.net 

martedì 27 dicembre 2011

Un viaggio No Tav in Kurdistan

Il mattino a Diyarbakir ci accoglie con un sole terso ma fresco. L’appuntamento e’ per le ore 10.00 al tribunale, che fortunatamente è vicino all’albergo e puo’ essere raggiunto a piedi. E’ difficile per noi distinguere in questa citta’ alle porte dell’Asia centrale i palazzi istituzionali da quelli dirigenziali privati. Sono le recinzioni metalliche, i fucili automatici, gli schieramenti di polizia a ricordarci come, ovunque vengano soppresse legittime istanze di liberta’ e giustizia, il linguaggio assuma una forma drammaticamente universale. Lo scenario, pur nelle differenti dimensioni, non puo’ non evocare in noi Valsusini, immagini di reti, scarponi, e filo spinato fin troppo simili. Un mezzo della Polis, munito di idrante, ci accoglie a motore acceso, a volerci ricordare che pur in un teatro ufficiale ed istituzionale la tensione e’ elevata e concreta.

30 udienza del processo KCK

La 30 udienza del processo contro 152 politici kurdi e attivisti dei diritti umani si è svolta ieri a Diyarbakir presso la 6 Alta Corte Penale. Mentre agli imputati ancora una volta non è stato permesso di difendersi in lingua kurda, il consiglio della corte ha denunciato alla procura le petizioni presentate dagli imputati. Dato che i microfoni degli imputati sono stati spenti quando hanno iniziato a parlare in kurdo, le loro obiezioni alle accuse sono state tradotte dagli avvocati che li hanno difesi in lingua turca. La Corte ha deciso la continuazione della detenzione degli imputati e ha aggiornato il processo al 28 dicembre.

venerdì 23 dicembre 2011

Calendario Azadiya 2012

La Turchia nega la libertà di stampa e di espressione

UIKI Onlus - Esprimiamo profonda preoccupazione per i giornalisti che martedì mattina sono stati arrestati in Turchia a seguito dell’ indagine nell’ambito dell’ 'Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK). Quando si considera la libertà di stampa e la libertà di espressione, la Turchia è il paese con il più alto numero di violazioni. Nelle perquisizioni ad Istanbul, la polizia antiterrorismo ha fatto incursione negli uffici dell’Agenzia  DIHA, l’Agenzia di stampa Etha, il quotidiano Özgür Gundem e la rivista Demokratik Modernite. La casa del fotografo Mustafa Özer (AFP) è stato perquisita e  simili incursioni hanno avuto luogo anche a Ankara, Diyarbakir, Izmir, Adana e Van. Tra le persone fermate segnaliamo: la reporter Zeynep Kurtay e il fotografo  Ömer Celik , l’editor dell’ Agenzia DIHA  Fatma Kocak, il caporedattore di ETHA Arzu Demir, Nahide Ermis e Berxwedan Yaruk di Demokratik Modernite, Ramazan Tekgöz della DIHA Diyarbakir e i giornalisti Semiha Alankus, Sadik Topaloglu, Cagdas Kaplan , Zuhal Tekiner, Kenan Kirkaya e Evrim Kepenek. Anche nella provincia di Van, che è stata devastata da un terremoto il mese scorso, la polizia ha perquisito una tenda utilizzata dai giornalisti DIHA, il cui ufficio è stato gravemente danneggiato dal sisma. Ai sensi della legislazione turca, i detenuti non hanno il diritto di parlare con un avvocato durante le prime 24 ore. Gli stessi sono costretti a rimanere in custodia per quattro giorni prima di essere portati al cospetto del Pubblico Ministero.

giovedì 22 dicembre 2011

Arrestato l'editore di Azadiya Welat

L'editore di Azadiya Welat, unico quotidiano in lingua kurda in Turchia, è stato arrestato dalla polizia a Diyarbakir, portando a 43 il numero dei giornalisti e collaboratori dei media arrestati in due giorni. Mehmet Emin Yildirim è stato arrestato la sera del 21 dicembre, dopo aver lasciato i locali di Azadiya Welat, nel centro della città. Non sono note le ragioni del suo arresto. 13 giornalisti e quattro redattori di Azadiya Welat sono attualmente in carcere. L'arresto  di Yildirim arriva dopo l'ultimo raid che è stato condotto il 20 dicembre contro tutti i media kurdi al di fuori dell'ideologia ufficiale, ed include due agenzie di stampa kurde Firat e Diha e il giornale Özgür Gundem. 42 giornalisti e operatori dei media sono stati arrestati durante queste operazioni. Il 21 dicembre, il settimanale "Yürüyüs" (On) è stato sospeso per un mese per decisione della Corte d'assise di Istanbul. Più di 70 giornalisti, per lo più kurdi, sono ora dietro le sbarre, rendendo la Turchia la più grande prigione al mondo per i giornalisti, molto più avanti di Cina e Iran.

mercoledì 21 dicembre 2011

La Turchia che non ti aspetti

Per non dimenticare

Giornalisti arrestati in sciopero della fame

Circa 20 dei 42 giornalisti e operatori dei media kurdi arrestati martedì sono in sciopero della fame. Secondo la legge turca possono essere detenuti per quattro giorni prima di essere liberati o detenuti in custodia cautelare. I giornalisti delle agenzie DİHA, ANF, Etik e dei quotidiani Özgür Gundem, Gün Matbaası, Demokratik Magazine sono stati arrestati in seguito a perquisizioni presso le sedi dei media e di diverse abitazioni private. La giornalista di Özgür Gundem, Yüksel Genç è stata portata in ospedale e poi alla stazione di polizia.

martedì 20 dicembre 2011

Media kurdi sotto attacco

Almeno 25 giornalisti e operatori dei media kurdi sono stati arrestati questa mattinaIncursioni simultanee sono state effettuate negli uffici centrali e periferici del quotidiano Özgür Gundem e dell'agenzia stampa Dicle News Agency, come pure negli uffici di Istanbul dell'Agenzia Etik News e della rivista Gün.

lunedì 19 dicembre 2011

Egitto? No, Turchia!

Ucciso per una canzone kurda

Il 15 dicembre Akbayir Gazi un giovane kurdo originario di Dersim è stato brutalmente ucciso con otto colpi di pistola in un music bar di Smirne da un gruppo di razzisti per aver chiesto una canzone kurda. La polizia ha arrestato tre persone in possesso di due pistole di calibri diversi, 7.65 mm e 9 mm. Una quarta persona è ancora ricercata. Attacchi e linciaggi razzisti contro i kurdi sono sempre più frequenti negli ultimi anni. Questi tipi di attacchi sono incoraggiati dal governo e dalla giustizia che non li condanna. Per la giustizia, il canto in lingua kurda è una provocazione. L'ultimo attacco mortale risale al 27 dicembre 2009 con la morte di Emrah Ghezer, ucciso da un commando turco per aver cantato in lingua kurda in un bar di Ankara. Il colpevole Serkan Akbulut fu condannato all'ergastolo ma la pena fu commutata a 19 anni e cinque mesi di carcere da un tribunale di Ankara l'8 settembre 2011, con la giustificazione che cantare in kurdo era una "provocazione". In un paese dove i senior manager fanno affermazioni discriminatorie e razziste, dove i media fomentano il razzismo e la giustizia condanna coloro che portano la kefiah o cantano in lingua kurda la vita sta diventando sempre più pericolosa per i kurdi. Il 16 dicembre, tre studenti kurdi sono stati feriti presso l'Università di Marmara ad Istanbul, in un attacco razzista da parte di un gruppo di 20 persone perchè indossavano la kefiah con i colori kurdi. Gli agenti di polizia che si accontentavano di osservare i tre aggressori hanno arrestato i ragazzi kurdi all'uscita dall'ospedale. Il 30 novembre, circa duecento persone hanno attaccato i kurdi che stavano lavorando in un cantiere edile nella città di Tokat. Circa 60 lavoratori kurdi hanno dovuto lasciare la città dopo sotto scorta della polizia.

domenica 18 dicembre 2011

Iran: annullata pena di morte per Zeynab Jalalian

Il regime iraniano avrebbe annullato la pena di morte per Zeyneb Calaliyan, attivista kurda dei diritti delle donne in carcere dal 2008. L'avvocato Mohammad Sharif ha riferito che la pena capitale è stata commutata in pena detentiva senza specificare per quanti anni. Arrestata nel 2008, questa donna di 29 anni che viveva a Mako è stato condannata a morte dalla Corte Rivoluzionaria Iraniana nel gennaio 2009 per "inimicizia contro Dio", "apostasia" e per essere un membro del PJAK, il Partito per la Vita Libera in Kurdistan. Jalalian è attualmente in carcere a Kermanshah, una città kurda. Gli attivisti di Amnesty International e le donne kurde iraniane avevano effettuato diverse campagne a sostegno di Zeynab Jalalian per ottenere la sua liberazione. Dieci prigionieri politici kurdi sono stati giustiziati dal 2007 dal regime iraniano. Almeno altri 17 sarebbero ancora nel braccio della morte a causa della loro presunta appartenenza alle organizzazioni kurde bandite e per le loro attività per conto di questi gruppi. www.actukurde.fr

venerdì 16 dicembre 2011

Contro il fascismo dell'AKP

Nel giro di un mese, almeno 1300 kurdi sono stati segnalati ai tribunali turchi, come parte della campagna "Mi denuncio", lanciata dal principale partito kurdo BDP per protestare contro il "fascismo" del AKP che arresta ogni settimana decine le persone. Il Partito per la Pace e la Democrazia (BDP) e tutti coloro che dimostrano il loro sostegno alla resistenza kurda sono accusati di essere membri del KCK, considerato dalle autorità come l'ala politica del PKK, che il primo ministro turco Recep Tayi Erdogan ha definito una sorta di stato "parallelo". I kurdi denunciano l'operazione KCK "una trovata politica" che mira a spezzare la resistenza dei movimenti kurdi, che sono oggi l'unico ostacolo per l'egemonia totale del AKP, il partito al potere dal 2002. Dall'inizio della campagna di arresti KCK, lanciata nell'aprile 2009 poche settimane dopo il grande successo del partito kurdo alle elezioni comunali, più di 8000 persone sono state arrestate e circa 4000 sono attualmente in carcere, secondo le fonti BDP. Tra coloro che sono dietro le sbarre ci sono almeno 38 avvocati del leader del PKK Abdullah Ocalan, 18 sindaci e sei parlamentari del BDP, circa 40 sindacalisti e centinaia di membri del BDP eletti, giornalisti, studenti e difensori dei diritti umani, per non parlare delle migliaia di persone arrestate per presunti legami con il PKK. Inoltre, gli arresti di massa dei kurdi continuano all'infinito. La polizia ha condotto venerdì 16 dicembre operazioni simultanee in Batman, Siirt, Diyarbakir e Mersin, tra municipi del BDP, ed ha arrestato, secondo il prefetto di Batman, 48 persone tra vari presidenti del partito kurdo, membri dei consigli comunali e un corrispondente dell'agenzia Diha. Il 14 e il 15 dicembre, almeno 64 persone sono state arrestate dalla polizia in otto città. www.actukurde.fr

Avvocati occupano l'associazione di categoria

Giovedì scorso un gruppo di avvocati della "Piattaforma per la libertà di Difesa" ha occupano la sede dell'Associazione degli Avvocati di Istanbul (Baro). L'azione è stata organizzata per condannare il silenzio del BARO sugli arresti dei 36 avvocati del collegio di difesa di Abdullah Öcalan. Gli avvocati della "Piattaforma per la libertà di Difesa" hanno chiesto perché nessuna dichiarazione è stata rilasciata circa l'ultima ondata di arresti, anche se tutti gli avvocati arrestati sono membri del Baro. Gli avvocati hanno sottolineato la solidarietà che hanno ricevuto dall'estero "anche l'Ordine degli Avvocati di Parigi ha condannato gli arresti". Gli avvocati di Ocalan sono stati arrestati il 23 novembre nell'ambito dell'inchiesta cosiddetta KCK (Unione delle Comunità kurde). Questa operazione è stata lanciata nel contesto del teorema KCK che tende ad incriminare tutti i kurdi compresi giornalisti, avvocati, intellettuali e membri del BDP (Partito della Pace e la Democrazia). Le accuse contro gli avvocati fanno riferimanto a presunti collegamenti con una "organizzazione illegale" e alla trasmissione di istruzioni ad Ocalan. Negli oltre 100 casi aperti contro gli avvocati finora, lo Stato ha presentato registrazioni su nastro di tutti i loro incontri con Ocalan come prova. Tuttavia, ad eccezione di due casi, tutti sono finiti con l'assoluzione degli avvocati. ANF / ISTANBUL

giovedì 15 dicembre 2011

In marcia per Ocalan

Migliaia di persone si sono riunite a Batman per protestare contro l'isolamento del leader kurdo Abudullah Ocalan e l'ondata di arresti contro i politici kurdi. La manifestazione ha visto la partecipazione del BDP (Partito della Pace e la Democrazia), il DTK (Congresso della Società Democratica) e molte ONG e sindacati, ed è stato lanciato un appello a tutte le persone di sinistra in Turchia per sostenere e camminare insieme con il popolo kurdo. Altre due manifestazioni sono previste a Kiziltepe e Nusaybin, distretti di Mardin, per chiedere il rispetto del popolo kurdo e la fine dell'isolamento di Ocalan.

martedì 13 dicembre 2011

Il terrorismo dell'AKP: 45 persone arrestate

Oggi almeno 45 persone sono state arrestate in operazioni in sei diverse città, Istanbul, Samsun, Mersin, Erzincan, Mardin, Mus. Ad Istanbul il dipartimento di polizia nelle prime ore del mattino ha effettuato raid in diverse abitazioni. 20 persone sono state arrestate con l'accusa di essere membri del DHKP-C (Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo) un partito marxista-leninista turco.

lunedì 12 dicembre 2011

Turkey: the 'progressive' land of repression

The Guardian - Turkey claims to be a successful democracy, but for thousands of political protesters, it is anything but. www.guardian.co.uk

Quando i giovani si tagliano i capelli...

Ozan Gundogdu, uno studente kurdo di Scienze politiche ad Ankara, è stato arrestato il 31 maggio insieme ad altri 20 studenti, durante una protesta per denunciare la violenza della polizia che lo stesso giorno uccise un insegnante in pensione di 54 anni ad Artvin. Ozan aveva i capelli lunghi al momento del suo arresto, ora che è in prigione ha la testa rasata. Altri cinque giovani che parteciparono alla manifestazione si sono tagliati i capelli ed hanno scattato delle foto in solidarietà con Ozan. Dieci giorni dopo, tre di loro, Cagri Yilmaz, Kaya e Can Hikmet Tanila, sono stati arrestati e mandati in prigione. Nel dicembre del 2011, si apprende in procura che l'accusa contro i tre giovani è di "essersi tagliati i capelli in modo da non essere riconosciuti". Da allora, diverse persone tra cui donne e membri del BDP, il principale partito kurdo, si sono tagliati i capelli per protestare contro le politiche repressive del governo.

Arrestato per una kefiah

Cihan Kirmizigul è uno dei 500 studenti detenuti in Turchia. Il suo crimine? Aver indossato una kefiah. Cihan Kirmizigul, studente dell'Università Galatasaray di Istanbul, è stato arrestato 22 mesi fa dalla polizia turca mentre aspettava alla fermata dell'autobus. Il 20 febbraio 2010, un gruppo di giovani che indossavano la "kefiah" avevano gettato molotov contro una banca durante una manifestazione. Due ore più tardi, Cihan, 22 anni, è stato arrestato ad una fermata dell'autobus nei pressi della banca con una kefiah al collo. Il processo iniziato il 9 dicembre presso la 14 Corte d'Assise di Istanbul è stato aggiornato al 23 marzo 2012. Una condanna a 45 anni di carcere è stata chiesta per questo giovane studente che continua a rimanere in prigione. www.actukurde.fr 

Turismo in Turchia

domenica 11 dicembre 2011

Liberi tutti!

La delegazione italiana a Diyarbakir (Kurdistan turco) per il processo alla società civile.
 
 
Il Legal team italiano

3° report delegazione italiana in Kurdistan


9 novembre-Istanbul Incontro con gli avvocati  di Abdullah Ocalan
Siamo alla fine del viaggio in Kurdistan, oggi a Istanbul, abbiamo incontrato due degli avvocati della difesa di Ocalan, quelli  rimasti  dopo gli arresti degli altri  42  colleghi  avvenuti il 22 novembre 2011; gli avv.ti Mazlum Dinc e Mahmut Tasci  riferiscono  che non sanno per quanto tempo saranno ancora liberi. I  42 avvocati sono stati prelevati in varie città della Turchia ed erano tutti impegnati nella difesa di  Abdullah Ocalan nei processi  pendenti presso la Corte Europea dei diritti dell'Uomo,  per violazione dei diritti umani e di difesa del Leader del Movimento Kurdo, detenuto fin dal 1999, in isolamento, nell'isola di Imrali. Tutti gli arrestati erano stati a Imrali.

venerdì 9 dicembre 2011

2° Report delegazione italiana in Kurdistan

VISITA ALLA CITTA’ CURDA DI VAN DOPO IL TERREMOTO 
Lo scorso mercoledì 7 dicembre, una delegazione italiana formata da una trentina di persone formata da volontari, aderenti ad associazioni umanitarie ed a sindacati (Europa Levante, Progetto Diritti, Verso il Kurdistan, Cgil, Cobas), di cui facevo parte, ha visitato l’antica città curda di Van, in Turchia, colpita da un terribile terremoto il 23 ottobre ed il 9 novembre scorso. Avevamo con noi del vestiario e delle coperte, assai preziosi per combattere il rigido inverno anatolico, e del denaro che avevamo raccolto in Italia. Abbiamo consegnato di persona il tutto al sindaco della città, eletto nelle fila del partito curdo BTP, Avv. Bakir Kaya, che ci ha informato sulla situazione e sulle difficilissime condizioni di vita degli abitanti di Van. 

Arresti

NEWSCENTRE (DİHA) - Sei membri del partito BDP sono stati arrestati a Selim in provincia di Kars per aver firmato un comunicato stampa in connessione con la morte di 34 membri delle Forze di Difesa Popolare (HPG). A Urfa, l'Alta Corte Penale ha condannato il presidente del BDP di Ceylanpınar, Şükrü Kahraman, a sette anni e un mese di prigione con l'accusa di "essere membro di una organizzazione illegale". Ad Antalya, tre persone, tra cui due studenti, sono state arrestate dopo essere essere state rilasciate dal tribunale di Antalya una settimana fa. Il BDP e le sue organizzazioni di categoria continuano ad indire manifestazioni di protesta contro l'ondata di arresti legati all'inchiesta KCK (Unione delle Comunità Kurde). Ultimamente, la sezione del BDp di Ağrı ha tenuto una conferenza stampa e ha dichiarato che ci sono 160 persone che sono pronte a prendere gli incarichi dei 16 membri del partito arrestati.

giovedì 8 dicembre 2011

Turchia, avvocato Ocalan respinto: Valutiamo iniziative giuridiche

Diyarbakir (Turchia), 6 dic. (LaPresse) - "Stiamo pensando a iniziative giuridiche perché le rappresaglie sui difensori non sono permesse dal diritto internazionale". Così Arturo Salerni, respinto ieri dalla Turchia perché nel 1999 difese Abdullah Ocalan e gli fece ottenere asilo politico. "Mi hanno dato un foglio di via come persona non gradita - ha detto a LaPresse appena rientrato a Roma -. Mi hanno tenuto 24 ore in una piccola stanza con qualche poltrona riservata alle persone in via di espulsione e mi hanno reimbarcato". È stato bloccato all'aeroporto di Istanbul appena sceso dal volo in arrivo da Roma Ciampino. leggi tutto www.lapresse.it 

mercoledì 7 dicembre 2011

Minori condannati a 24 anni di carcere

Mentre le inchieste giudiziarie sui genocidi, le stragi e le violazioni dei diritti umani vanno avanti da più di 15 anni senza alcun risultato, le persone accusate di "avere collegamenti con un'organizzazione terroristica" vengono arrestate e mandate in prigione immediatamente. La Procura di Adana ha chiesto 24 anni di carcere per due bambini di età inferiore ai 18 anni con l'accusa di aver lanciato molotov contro la polizia. 12 anni e mezzo ciascuno per i due bambini che sono stati catturati a Van con molotov e fuochi d'artificio e accusati di "offrire il braccio a un'organizzazione terroristica". Nella denuncia scandalosa presentata in tribunale, il procuratore di Adana ha chiesto 20 anni di carcere per "tentato omicidio", tre anni per "azione armata" e un anno per "insulti". I bambini di 15 anni, sono in custodia cautelare dal 18 novembre. L'accusa è stata sostenuta anche dal rapporto dell'ufficio di Medicina Legale di Adana che ha segnalato che i bambini erano "in grado di percepire il significato e le conseguenze del reato commesso". Il Capo della Polizia di Adana, Mehmet Avcı, il 15 novembre ha chiesto che il reato di lanciare molotov sia inserito nella legge anti-terrorismo, ha chiesto inoltre il diritto di aprire il fuoco sui manifestanti che gettano bottiglie molotov. ANF / ADANA

martedì 6 dicembre 2011

Roma: conferenza stampa con l'avv. Arturo Salerni

La Turchia non gradisce gli avvocati difensori dei diritti del popolo kurdo.
L'avv. italiano Arturo Salerni, osservatore al processo contro la società civile kurda, espulso alla frontiera.
Mercoledì 7 dicembre 2011 – ore 11.00 presso la sede dell'FNSI (Saletta primo piano) Corso Vittorio Emanuele II, 349 (Roma)
Il 6 dicembre si è tenuta a Diyarbakir (Kurdistan turco) un'udienza del processo cosiddetto “KCK” (Unione delle comunità kurde) che vede alla sbarra più di 150 fra politici, sindaci, amministratori locali del partito BDP (Partito della Pace e della Democrazia) e semplici cittadini appartenenti ad associazioni che si battono per il riconoscimento dei diritti umani del popolo curdo in Turchia. Una delegazione di 37 fra avvocati, attivisti di associazioni e semplici cittadini è partita dall'Italia per assistere al processo in qualità di osservatori, per monitorare e garantire i diritti degli imputati. All'arrivo all'aeroporto di Istanbul il 5 dicembre, l'avvocato Arturo Salerni, membro della delegazione, è stato identificato, trattenuto in stato di fermo e successivamente dichiarato persona non grata e espulso dalla Turchia. L'avvocato Salerni, da sempre difensore dei diritti umani di migranti e rifugiati politici, ha fatto parte del collegio difensivo di Abdullah Öcalan, leader del movimento curdo, quando nel '99 chiese asilo politico all'Italia. Interverranno: l'Avv. Arturo Salerni; l'On. Jean-Léonard Touadì, membro della commissione Esteri della Camera; Fabio Marcelli, Giuristi Democratici; Fabio Amato, responsabile esteri PRC; Gennaro Migliore, responsabile esteri SEL. Saranno presenti i rappresentanti della Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo.

1° report processo KCK

Diyarbakir - Udienza del 6.12. 2011 Alla 28^ udienza del processo che si tiene  al Tribunale Penale di Diarbakyr sono presenti solamente  sei imputati. Alla 19^ udienza  la Corte ha deciso di non far partecipare i 151 imputati, ma solamente sei per volta. L’odierna udienza  inizia con la comunicazione  della Corte di voler spostare il processo in altra città per motivi di sicurezza. Gli avvocati si sono opposti sottolineando: che gli imputati sono da 32 mesi detenuti, che in 28 udienze non sono stati sentiti, che alla 19^ udienza, senza giusta motivazione, è stata disposta la comparizione solamente di sei imputati per volta. Tutto ciò è una grave violazione dei diritti umani.

Van: tende e assistenza solo agli affiliati del governo AKP

Le vittime del terremoto di Van raccontano che le case prefabbricate e le tende per l'inverno sono state fornite solo alle persone che hanno rapporti e connessioni con alti burocrati e membri del governo AKP. Le persone stanno lasciando la città di Van, che dopo due terremoti importanti ai primi di novembre, continua a tremare. Oltre ai terremoti in corso e le condizioni atmosferiche estreme, la gente di Van soffre anche perchè il governo dell'AKP ha fatto il possibile per salvare il suo 'popolo' nella zona. Il resto, quelli che non supportano l'Akp, non hanno altra scelta che emigrare o cercare di sopravvivere in tende autocostruite. Aydinli Muharrem una vittima del terremoto lamenta che i media turchi riflettono l'immagine che l'AKP vuole, non la realtà di Van. I media dissimulano la discriminazione nella distribuzione dei materiali di aiuto. "La vita a Van ha cominciato ad andare sempre peggio a partire dalla fine della prima settimana. Coloro che hanno stretti rapporti con il governatore o con un membro dell'Akp sono stati i primi a beneficiare di questi materiali che sono stati tenuti sotto il controllo della polizia e della gendarmeria. Siamo stati abbandonati al nostro destino. Inoltre i media hanno agito in conformità con questo processo". Aydinli continua : "Sto cercando di sopravvivere in una tenda di due metri quadrati con mia moglie e sei figli. Sì, case prefabbricate sono state costruite, ma per i parenti e gli amici dei funzionari governativi. Migliaia di persone povere come me si stanno avvicinando di giorno in giorno alla morte". D.F. - ANF / VAN

Turchia, iniziata udienza processo KCK contro kurdi a Diyarbakir

Diyarbakir (Turchia), 6 dic. (LaPresse) - E' iniziata al tribunale di Diyarbakir, nel Kurdistan turco, l'udienza del processo Kck, che vede sul banco degli imputati 152 tra sindaci, ex parlamentari e attivisti di associazioni per i diritti umani appartenenti alla rete Koma Civaken Kurdistan (Unione delle comunità curde). Stringenti le misure di sicurezza: l'accesso in aula, affollatissima, è stato riservato soltanto ad avvocati e familiari, che hanno dovuto lasciare all'ingresso persino chiavi e custodie degli occhiali. Sul posto una delegazione italiana di 37 persone della Rete di solidarietà col popolo curdo, tra cui avvocati e giornalisti, al seguito della quale è sul posto anche LaPresse. All'esterno del tribunale i blindati della polizia presidiano l'area, interamente transennata. Il clima, contrariamente alle attese, sembra tranquillo. Le associazioni curde apparentemente non hanno organizzato alcuna manifestazione in solidarietà con gli imputati, per evitare tensioni dopo che il 3 dicembre uno studente curdo di 21 anni è morto, colpito da un colpo di arma da fuoco alla schiena, nel corso di scontri con le forze dell'ordine. Negli ultimi giorni i curdi avevano organizzato una serie di proteste per sollevare l'attenzione sui recenti arresti, che hanno coinvolto anche sindaci e accademici, e sul processo che è ripreso oggi al tribunale. Ieri un avvocato al seguito della delegazione italiana, Arturo Salerni, è stato bloccato appena sceso dal volo in arrivo da Roma all'aeroporto di Istanbul. Salerni difese Abdullah Ocalan durante la sua permanenza in Italia e per questo è segnalato come 'persona non gradita' nei database delle autorità di Ankara. www.lapresse.it

lunedì 5 dicembre 2011

Istanbul, fermato avvocato italiano. Nel 1999 difese Abdullah Ocalan

Arturo Salerni è stato bloccato al suo arrivo nell'aeroporto della capitale turca. Undici anni fa, insieme all'attuale sindaco di Milano Giuliano Pisapia e a Luigi Saraceni, faceva parte del pool di legali che si occupò del caso del leader del Pkk davanti alla giustizia del nostro Paese. leggi su ilfattoquotidiano.it 

Öcalan’ın İtalyan avukatı İstanbul’da gözaltına alındı

Öcalan’ın İtalyan avukatı İstanbul’da gözaltına alındı
BDP'li vekil ve belediye başkanlarının da aralarında bulunduğu 104'ü tutuklu 152 Kürt siyasetçinin yargılandığı davayı izlemek için İtalya’dan gelen Öcalan’ın avukatı Arturo Salerni gözaltına alındı. www.firatnews.com
Parêzerê Ocalan Arturo Salerni yê îtalyan jî hate binçavkirin
Parêzerê Rêberê PKK'ê Abdulah Ocalan, Arturo Salerni yê îtalyan ê ji bo şopandina doza KCK'ê hate Tirkiyeyê li balafirgehê hate binçavkirin.
Öcalan’ın İtalyan avukatı da gözaltına alındı

Il difensore italiano di Ocalan respinto alla frontiera turca

(AGENPARL) - Roma, 05 dic - "Nella giornata di oggi all’aeroporto di Istanbul è stato fermato l’avv. Arturo Salerni del Foro di Roma. Il professionista romano era stato nel 1998 il difensore in Italia del leader kurdo Abdullah Ocalan per il quale aveva ottenuto dal Tribunale di Roma l’asilo politico con una storica sentenza. L’avv. Salerni si era recato in Turchia con una delegazione di 37 osservatori internazionali per monitorare la fase finale del processo che si sta svolgendo a Dyarbarkir contro 151 dei 1925 esponenti della società civile curda e turca arrestati nell'aprile del 2009 nell'ambito dell'operazione di polizia scattata dopo l'affermazione del Partito della Società Democratica (DTP, il partito curdo poi sciolto dalla Corte Costituzionale turca nel dicembre 2009) alle elezioni amministrative. Pedica (idv)-' La posizione ufficiale delle Autorità turche è nel senso di ritenere l’avv. Salerni persona sgradita al Governo turco e pertanto passibile di rimpatrio forzato nelle prossime 24 ore. Si tratta di un episodio di grave ed intollerabile violazione dei diritti individuali del quale è necessario che il Governo turco risponda nelle sedi internazionali garantendo la piena incolumità dell’avv. Arturo Salerni'. E' quanto afferma in una nota il senatore dell'italia dei Valori capogruppo del partito in commissione esteri-' Insieme all' associazione Progetto Diritti, di cui l’avv. Arturo Salerni è fondatore e rappresentante, faccio appello alle istituzioni e alla società civile perché sollecitino spiegazioni da parte del Governo turco sull’episodio tanto grave quanto esecrabile e garantisca il rispetto dei diritti dell’avv. Salerni e la sua totale incolumità'"- conclude Pedica.

Delegazione italiana in Kurdistan: fermato e trattenuto l'avvocato Salerni

La delegazione italiana composta da 37 tra avvocati, amministratori, giornalisti, persone impegnate nella società civile, diretta a Diyarbakir per partecipare in qualità di osservatori internazionali al processo KCK e incontrare le associazioni umanitarie, è stata fermata alla frontiera. Le autorità di frontiera dell’Aeroporto Ataturk, hanno fermato e trattenuto l’Avvocato Arturo Salerni di Roma senza alcuna motivazione. In questo momento  è in attesa di essere rimpatriato  in quanto “ospite indesiderato” in Turchia. L’avvocato, famoso in Italia per il suo impegno per i diritti civili, fu componente del Collegio di difesa di Abdullah Ocalan durante la sua permanenza in Italia. A nulla sono valse le sue proteste e degli altri avvocati presenti nella delegazione. Né il consolato italiano di Istanbul, al quale era stata inviata la lista dei partecipanti alla delegazione è stato reso edotto di questa illegittima decisione. “E vergognoso che un Paese come la Turchia, che aspira ad entrare in Europa, dimostri una cosi scarsa attenzione ai diritti civili”, ha dichiarato Antonio Olivieri, della Rete italiana di solidarietà,  e portavoce della delegazione. Comunque tutti i partecipanti al viaggio saranno presenti e attenti al processo di Diyarbakir perché questo comportamento inqualificabile del governo turco non fermerà il programma prestabilito. Istanbul 5 dicembre 2011 Antonio Olivieri

domenica 4 dicembre 2011

Murat Elibol

Lo studente kurdo Murat Elibol, era un sopravvissuto al terremoto di Wan, ieri era ad una manifestazione ad Amed/Diyarbakir, con decine di migliaia di persone per protestare contro la criminalizzazione del popolo kurdo e le migliaia di kurdi incarcerati senza accuse. La polizia ha sparato sulla folla, Murat è stato colpito alla schiena da due colpi di arma da fuoco. L'ambulanza è arrivata in ritardo ed il ragazzo è morto in ospedale. Il corpo è stato sepolto sabato sera in fretta e in circostanze non chiare. AmedAjans riferisce che molti di coloro che hanno cercato di assistere al funerale sono stati attaccati dalla polizia ed alcuni arrestati! Sehid Namirin! hevallo.blogspot.com 

Studente ucciso dalla polizia a Diyarbakir

Uno studente universitario di 21 anni Murat Eliboz è stato ucciso dalla polizia durante le manifestazioni di  ieri nel quartiere Bağlar di Diyarbakır. Dicle News Agency riporta che Eliboz è stato preso di mira durante l'intervento della polizia contro i manifestanti riuniti per la campagna "Io sono qui. Sto difendendo la mia volontà". La polizia ha usato bombe a gas e proiettili veri, e non c'è stato nulla da fare nonostante l'intervento immediato di un medico. L'autopsia ha confermato l'uso di proiettili veri da parte della polizia. Eliboz era tornato a Diyarbakır, sua città natale, dopo il terremoto di Van, dove studiava presso la Yüzüncü Yıl University. Il giovane studente è stato sepolto oggi. ANF ​​/ DIYARBAKIR / AMED

sabato 3 dicembre 2011

Riprende martedì il processo KCK

Diyarbakir (Turchia), 2 dic. (LaPresse) - Riprende il 6 dicembre a Diyarbakir, nel sudest della Turchia, uno dei più grandi processi alla società civile curda. Si tratta del cosiddetto processo Kck, che vede sul banco degli imputati 152 tra sindaci, ex parlamentari e attivisti di associazioni per i diritti umani appartenenti alla rete Koma Civaken Kurdistan (Unione delle comunità curde). Centoquattro imputati rimangono in carcere, alcuni da oltre due anni. L'accusa è quella di legami con gruppi terroristici e in particolare il bandito Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), di cui il Kck è considerato un'ala urbana. Durante la prima udienza del processo, il 18 ottobre del 2010, l'accusa ha presentato un fascicolo di quasi 8mila pagine.

Nuovi arresti

21 persone sono state prese in custodia oggi in provincia di Ağrı a Dogubayazit. Sono state perquisite case e la sede del BDP, tra i fermati il presidente del BDP di Ağrı Mustafa Akyoland, un presidente di municipio Hanifi Demir, Orhan Dogan della casa dell'Istruzione. Otto persone che non sono state trovate in casa sono ricercate dalla polizia. La polizia oggi ha anche perquisito numerose abitazioni a Diyarbakir e Bitlis. Compresa quella del giornalista Ararat Aras della Dicle News Agency, almeno cinque persone sono state prese in custodia. I nuovi arresti giungono alla vigilia della nuova udienza del processo contro oltre un centinaio di politici kurdi arrestati nel dicembre 2009, nel contesto della cosiddetta operazione KCK (Unione Comunità kurde). ANF ​​/ DIYARBAKIR / AMED

Farqin "Mam Tî"



venerdì 2 dicembre 2011

Nove anni e sei mesi di carcere per aver cantato in kurdo

Il 25 novembre il cantante dei Koma Gimgim, Seyithan Karatas, è stato condannato a nove anni e sei mesi di prigione per aver cantato in lingua kurda durante le manifestazioni organizzate dal principale partito kurdo BDP per la campagna elettorale del 12 giugno 2011 e durante i festeggiamenti del Newroz, il nuovo anno kurdo, giorno di resistenza, celebrato ogni 21 marzo da 3000 anni. E' accusato di "propaganda di un'organizzazione terroristica" e di essere "membro" di tale organizzazione. Irfan Sari, l'avvocato della difesa, ha detto che queste canzoni non hanno alcun legame con l'organizzazione, PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e che farà appello alla Corte di cassazione turca. Per il governo AKP del primo ministro Recep Tayyip Erdogan, non vi è alcuna restrizione per l'uso della lingua kurda. Nonostante un canale televisivo aperto dal governo, nessuna misura concreta o intervento legislativo è stata preso. La televisione kurda è diventata come altri media turchi uno strumento di propaganda di Erdogan. Parlare, cantare o fare propaganda in lingua kurda è possibile solo quando si è un sostenitore del governo dell'AKP. Tutte le altre realtà o voci di dissenso sono soggette ad azione penale. Oggi tutti, non solo i kurdi, tranne i sostenitori dell'Akp e i seguaci di Gulen, sono in pericolo. www.actukurde.fr 

Riprende il processo KCK a Diyarbakir

Riprenderà il 6 dicembre a Diyarbakir il processo a 152 politici kurdi accusati di essere membri del "KCK" (Unione delle Comunità del Kurdistan). Tra i detenuti che sono stati arrestati il 14 aprile 2009, 104 sono stati sottoposti a custodia cautelare da allora. L'ultima udienza contro i politici kurdi e i difensori dei diritti umani si è tenuta il 25 agosto 2011. Le richieste degli imputati e degli avvocati non sono state accolte dalle corte, tra queste la possibilità "di esprimersi nella loro lingua madre, il kurdo". L'ultima udienza si è conclusa con la decisione della corte di "trasferire il processo in un'altra provincia". ANF ​​/ DIYARBAKIR / AMED